Twitter

domenica 23 febbraio 2014

L’abominevole mistero di Darwin



La comparsa (e rapida radiazione) delle piante a fiore (o angiosperme) venne considerate da Darwin come un “abominable mystery”, come scrisse in una lettera indirizzata al botanico Joseph Hooker. Bene, tale “mistero” non é ancora stato totalmente risolto.  Molte (e molto diverse) teorie si sono confrontate su come i primi “fiori” siano apparsi sulla Terra. Anzi, una buona parte del dibattito si é incentrata proprio sul “che cosa sia un fiore”. Su questi argomenti bisogna senz’altro tornarci su. Ora volevo segnalare che un grande pezzo del puzzle viene completato dalla pubblicazione del genoma di una pianta, l'Amborella trichopoda, pianta che vive nel sottobosco delle foreste della Nuova Caledonia, e che è (da molti) considerata come la specie odierna più vicina a quella che doveva essere la “prima pianta a fiore”. 
L’articolo é disponibile qui: http://www.sciencemag.org/content/342/6165/1241089

lunedì 17 febbraio 2014

Segnali e… percezioni

Le piante comunicano? Le piante “sentono”? Le piante sono “coscienti” di ciò che le circonda? Senza voler (per il momento!) approfondire queste domande (molto interessanti e, come tutti i problemi complessi, le risposte che richiedono sono anch’esse complesse), mi limito a segnalare come spunti di riflessione e di dibattito due libri che affrontano il problema (in modo opposto oppure complementare? Ai lettori l’ardua sentenza…): “What a Plant Knows” e “Verde Brillante” .

Infine, una riflessione (anzi, LA riflessione da cui è scaturito questo breve post): prima di provare a rispondere alle domande di cui sopra, dovremmo prima capire cosa vuol dire “percepire”, che cos’è la “percezione”,  nel mondo vegetale in particolare. Bene, posto che per poter percepire qualcosa occorre prima di tutto ricevere un segnale, ecco una bella definizione di “percezione”, scovata di recente:

“la percezione implica la recezione di un segnale che provoca una risposta (e fin qui ok…) in cui l’energia necessaria (per la risposta) non dipende da quella ricevuta”.
 Ecco…

domenica 16 febbraio 2014

Mais e trasposoni




Questi (coloratissimi) chicchi di mais devono il loro colore rosso/viola a sostanze chiamate antociani, le stesse che troviamo nei mirtilli o anche nelle arance rosse. Alcuni chicchi però sono di colore giallo (come i “normali” chicchi di mais), e questo perché lì non sono presenti gli antociani. Questo è dovuto a un “trasposone”, una sequenza di DNA mobile, che si è inserito in un gene chiave per la produzione di antociani, rendendolo non funzionale. Risultato: nel chicco mancano gli antociani e si vede solo il colore giallo (dovuto ad altre sostanze, chiamate carotenoidi – le stesse del colore arancione delle carote, appunto-). Per la cronaca, si pensa che i trasposoni siano antichi virus che hanno “colonizzato” il genoma e che agiscono un po’ come dei “parassiti intragenomici”, realizzando copie di sé stessi che, a volte, interrompono dei geni, come in questo caso. La genetista Barbara McClintock ottenne il premio Nobel grazie ai trasposoni del mais (http://it.wikipedia.org/wiki/Barbara_McClintock), mentre lo zoologo Richard Dawkins ne ha tratto spunto per la sua teoria del “gene egoista”, illustrata nell’omonimo libro: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_gene_egoista (i trasposoni si potrebbero considerare un “buon esempio” di geni egoisti!)

LIBRI, LIBRI, LIBRI....